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giovedì 9 agosto 2007

L'articolo in quesione!

da Il Foglio del 31 luglio 2007, pag. 2di Adriano SofriI radicali hanno sempre fatto parte della buona sinistra, attaccata alla libertà e ai diritti civili, sensibile alla povertà e alla dignità e contraria al fanatismo ideologico e alle corporazioni. Sono stati legati alla parte migliore del socialismo italiano, e a personalità illustri ed eccentriche del comunismo italiano, come Umberto Terracini. Sono stati il fumo negli occhi dei comunisti, quasi mai per i loro difetti, ma per i loro pregi, denigrati come snobisti, borghesi, piuttosto froci, buffoneschi (buffonesco era il digiuno, per esempio) e, soprattutto, non violenti. Ho guardato con allarme e dispiacere la mutazione che i radicali stavano attraversando, specialmente nello spirito e nel linguaggio del loro uditorio, mentre cercavano l'alleanza con la destra, persuasi di poter passare indenni attraverso la spregiudicatezza, dal momento che sono runica fazione politica italiana non pregiudicata. La orgogliosa rivendicazione che in questi giorni hanno pronunciato della loro storia di sinistra liberale e socialista era largamente fondata, come provano i nomi cui hanno potuto richiamarsi - uno fra tutti, il più amato da me, Adelaide Aglietta. Dunque i radicali hanno scelto, attraverso la partecipazione alle primarie, di aderire a un Partito democratico in cui vedono la possibilità di una vera larga rifusione delle forze riformatrici. I radicali sono una piccola minoranza - onusta, fin quasi a soccomberci sotto, di grandi risultati - ma la loro decisione è finora l'episodio più significativo della capacità di attrazione di un Partito democratico che non voglia davvero ridursi all'accordo fra due partiti e molti apparati. Finora il bel disegno di apertura, unità e rinnovamento del Partito democratico aveva pagato un prezzo esoso di rotture e distacchi, pressoché tutti legati al regolamento di conti vecchi. La casa più improbabile sarebbe anche, oggi, la più bella: che quelli che se ne sono andati tornassero, vedendo nel Pd non una cosa d'altri, e per giunta recintata, ma una casa comune. Naturalmente, importa che la vedano così le persone affezionate alla speranza in una politica migliore. Bene: solo una pazzia potrebbe spingere i dirigenti dei Ds e della Margherita a chiudere le porte in faccia ai radicali - e a chiunque altri volesse seriamente essere della partita. I radicali nel Pd sono un grande acquisto, e lo sarebbero i socialisti e i verdi (e i comunisti, se solo dicessero a se stessi quello che sanno bene di essere: ex-comunisti) e quelli che hanno fatto prevalere un giudizio irrimediabilmente pessimista sul nuovo partito, di cui Emanuele Macaluso è il portavoce lucido e leale. Chiudere loro la porta sarebbe al con­trario una perdita secca, una prova di meschinità inspiegabile. Non è un caso che non se ne possano escogitare giustificazioni passabili. Devono iscriversi al Pd? Certo, come tutti: candidarsi alle primarie non è il modo più chiaro per farlo? Devono sciogliersi? Probabilmente è la cosa cui aspirano con più convinzione, e che sono i più capaci di fare, quando avranno una pietra su cui posare il capo. E' una boutade del solito Pannella? Neanche per sogno, com'è evidente dalla discussione che ha accompagnato (e tormentato) la loro scelta, e dalla candidatura congiunta di Emma Bonino. C'è un'altra differenza in favore dei radicali: che sono (purtroppo) gli unici, se non sbaglio, a non mettere al bando il loro prossimo. Sento dire da parecchie parti: "Con Pannella mai", "Se ci sono i radicali ce ne andiamo noi". Non ho mai sentito dire il reciproco da loro. Dev'essere perché sono cristiani.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Eccomi in fondo ai tuoi occhi. :-)
Ho letto l'articolo. Mi piace come scrive Sofri. E' riflessivo e analizza i problemi. L'articolo più o meno sostiene l'adesione dei radicali al Partito Democratico. Non ci vedo nulla di male neanch'io. Credo che il partito radicale sia sempre stato un elemento importante della sinistra. Anch'io come Sofri (a livello più modesto di lui) mi sono meravigliato di quando Pannella stipulò un'allenza alquanto contrastata con la destra. I pare che dei partiti si debba vedere l'anima, la di là delle singole e transitorie posizioni. E l'anima dei radicali è sicuramente di sinistra.
Detto questo, io non sono radicale, alcune loro posizioni non mi piacciono. Cioè non mi piace soprattutto una loro certa mania di esibizionismo. Pannella comunque è probabilmente, con tutti i suoi difetti, il più importante esponente dei diritti civili della storia recente. Ciao.

Anonimo ha detto...

Buongiorno Compagna.
Ho letto l’articolo di Adriano Sofri che scrive sempre e bene. Niente a che vedere con il Sofri di Lotta Continua. No direi di no. Ma tutti nella vita crescono e si... adattano. La chiamano sopravvivenza naturale. Io da parte mia non mi adatto e, infatti... sopravvivo a stento. Per fortuna dico io, che quelli che non si adattano ci sono, pochi ma ci sono.
Mi preme dire che siccome affronto nel mio blog il tema a me più caro dell’ Indipendenza della Sardegna, non vorrei leggendomi qui, che si pensasse che io sia vittima di confusione mentale. Non lo sono. Ma tu ovvio lo avrai già capito. La mia Nazione Sarda mi piacerebbe che fosse di Rosso colore. E mi piacerebbe un giorno poter essere chiamata Compagna Sarda o Cumpanza Sarda ( nelle nostra lingua). Questo a dirti che il tema comunismo e gli ideali comunisti sono nel mio cuore come i 4 mori sardi.
Ho sempre pensato che i Radicali siano persone di grande civiltà, spinte da buon senso e da tante grandi belle idee. Nel corso della storia forse però hanno perso la posizione del dove stare e seguono il vento del dove andare. Un vento non sempre proporzionale alle loro idee, che li ha portati anche a stipulare dubbie alleanze. Forse perché anche i radicali hanno perso il senso dell’essere “puri”. Il Marco Pannella di un tempo non c’è più. E tanti Marco Pannella direi che si sono persi per strada.
Mi lascia perplessa la frase di Sofri...che i Radicali sarebbero un buon acquisto per il Partito Democratico. Ecco la parola “acquisto” mi fa senso. Ma ormai tutta la politica di questo ultimo tempo è basata sugli acquisti come al calcio mercato e la cosa peggiore è che in molti si lasciano “acquistare”. Il Partito Democratico, mi si lasci passare la licenza poetica della mattina, è una grande cagata pazzesca. Cosa ci facciano i Radicali nel PD non è dato sapersi. Sarà forse che davvero sono diventati Radicali Democratici.
E la parola Democrazia non fa poi schifo. Ma nel nostro paese la Democrazia è stata usata ad altri scopi e per altre ragioni... non sempre democratiche, nel senso stretto e puro della parola. Ecco ritorna la parola “puro”.
Dillo a gran voce cara Compagna che i “puri” non sono ne ritardati ne altro. Sono. Punto. E mi sembra che di questi tempi ESSERE sia già una gran cosa. Un canto di Lotta diceva più o meno così... Siamo operai, compagni, braccianti e gente dei quartieri siamo studenti, pastori sardi, divisi fino a ieri!...Che siamo divisi anche oggi? Che non esistano più le Lotte? Che siamo davvero stupidi e ritardati perché continuiamo a essere puri? Forse. Ma puri non con bende. Puri a ragion veduta. Puri che guardano e che grazie a Dio vedono e si rendono conto. Ma puri che non si collocano e che non cercano se non il senso delle idee e l’affermazione di ideali.
Mi viene in mente un altro ex puro. E mi dispiace dirlo. Parlo del Fausto Bertinotti compagno di opposizione ad oltranza che all’occorrenza, finalmente nella maggioranza, si è seduto nella poltrona delle poltrone adagiandosi e lasciano le “armi” del vecchio rivoluzionario. Mi sarebbe tanto piaciuto vederlo nelle vesti del Ministro del Lavoro o del Ministro dell’Interno a combattere in prima linea rossa. Ma troppo sarebbe stato persino per lui, forse. Hai visto mai che ci saremmo resi conto che da Ministro non sarebbe stato poi puro come aveva cantato e decantato in tanti anni. Comodo suonare la campanella in quel della Camera senza uscire fuori con le linee nemiche a vedere, a combattere a non scendere a compromessi, a decidere per il rosso e non per il bianco. Comodo. E comodamente è diventato il nuovo Fausto. Forse io sono più pura di te. Non ho altri colori, non ho mezze misure, o è o non è.
La canzone in sottofondo di Claudio Lolli la Ballata di Pinelli è meravigliosa.
Pura Tovarsh...fatti valere sempr...come sempre fai e non dimenticare che attendo la CILIEGINA SULLA TORTA.
Saludos da ‘e s’isula CUMPANZA!
***
Non riesco ad inviarti il commento con la mia URL...figurerò come anonima...quindi mi firmo.
Compagna Sarda Celia
http://radioribelle.blog.tiscali.it

Rampo ha detto...

Provo ad essere sintentico: in un paese che ha scelto dissenatamente il bipolarismo, pur non avendo una cultura bipolarista, (ma almeno tripolarista... almeno!), le unioni tra le forze di cultura diversa non sono solo opportunismo, sono una necessita'. Io eliminerei le premesse, ma non potendolo fare, tanto vale trovare accordi e linee comuni, senno' non si va da nessuna parte. Ed e' troppo vero che i rifondaroli troppo spesso spingono troppo poco per dimostrarsi ancora comunisti veri. Ma e' per il gioco contorto di cui sopra. Per rispondere a Celia: anch'io ho sofferto per la poltrona di Bertinotti, ma non penso che i grandi potentati democristiani gli avrebbero mai concesso un ministero, del lavoro poi: ha preso il massimo che poteva prendere per esercitare un po' della sua politica (il presidente di una camera ha almeno la facolta' di stabilire le priorita' delle discussioni) e secondo me ha fatto bene: tra il non avere niente (o un blog su cui lamentarsi senza pero' poter alzare un dito) e quello, meglio quello. No?

Anonimo ha detto...

uh...i radicali....

allora io penso che in una società ci siano almeno 2 fattori importanti

il fattore economico, con la sua necessità di libertà per poter progredire e "crescere" senza intoppi (sì, sì, sto parlando di liberismo, proprio quello)

e il fattore sociale, con la sua necessità di lasciare che la società evolva insieme ai sensi comuni dell'etica e della morale, rispecchiando la voglia di uguaglianza e di libertà delle masse.

ora, i 2 fattori sono in aperto contrasto. il "progressismo" economico sogna un mondo socialmente immobile, indipendentemente dalla sua struttura, perchè la mobilità sociale è la più grande fonte di incertezze, cosa che generalmente non piace affatto a chi investe e deve rapportarsi con dei "fattori di rischio".

il progressismo sociale, da parte sua, necessità di stabilità economica per poter fondare su di essa delle previsioni di spesa che permettano di affrontare grandi cambiamente sociali (che immancabilmente costano e richiedono sforzi assortiti), per garantire diritti e per pareggiare le disparità di possibilità che in una società in movimento si generano necessariamente.

possiamo tranquillamente dire che la destra dà più peso alla prima e la sinistra alla seconda. (non parlo di destra e sinistra parlamentari, ma, diciamo, ideologiche).

i radicali hanno sempre voluto fare gli originali e hanno sempre sostenuto la coesistenza dei 2 fattori con la stessa priorità e importanza.

secondo me la loro posizione, affascinante sulla carta (sì, perchè dai, se si togliessero tutti gli effetti collaterali anche il liberismo potrebbe essere interessante), è insostenibile già ad una analisi teorica.
non è un caso che nessun paese al mondo scelga quella strada: non sta in piedi, neppure come idea.

di fatto sono ideologicamente equidistanti dai 2 schieramenti, ed è più un caso che altro che in italia siano + vicini alla sinistra che alla destra. la loro componente liberista è però in aperto contrasto con le posizioni più rosse della attuale maggioranza.

detto ciò, sono comunque un elemento culturalmente interessante e non vedo ragioni per non farli entrare nel PD se lo vogliono, se non una fastidiosa mania di protagonismo con gesti "rumorosi"

Anonimo ha detto...

qualche nota invece sul commento della Compagna Sarda Celia.

sono piuttosto stupefatto: come concili, ideologicamente, una posizione nazionalista e sin anche indipendentista con l'idea di internazionalismo socialista/comunista piuttosto radiacata nell'ideologia comunista?

altra nota: perchè vedi negativo l'adattamento? non significa, io credo, necessariamente rinuncia o sconfitta, magari compromesso, questo probabilmente sì.
però esistono le idee e le sensibilità di tutti e pensare che solo le "nostre" abbiano diritto di cittadinanza mi sembra un po' discriminatorio, no?
così come è inaccettabile che esistano solo quelle degli altri.
da qui la necessità di compromessi e di adattamenti.

mi ha incuriosito il discorso su "democrazia". non ho capito a cosa ti riferisci...me lo spieghi?

Anonimo ha detto...

Cara Compagna Infondoaimieocchi accolgo la “tua chiamata” e rispondo volentieri ai tuoi gentili commentatori.
Inizio con Rampo.
Io non ho sofferto per la poltrona di Bertinotti. Ne sono però rimasta quasi stupita. Ritengo che Fausto Bertinotti sia una persona intelligente, un uomo politico “navigato”, molto arguto e molto colto. Certo è che dopo la vittoria della sinistra (?) alle ultime elezioni mal si amalgamava il suo comunismo con i signori che con lui avrebbero costituito la maggioranza. I vari Mastella e i vari Rutelli come avrebbero potuto costruire con i "Rossi" una degna guida al paese? Non lo avrebbero potuto fare e infatti... ecco il governo italiano opposto a Berlusconi che di sinistra ha solo il nome.
Non mi risulta che i suoi alleati di governo non avessero mai offerto a Bertinotti un Ministero. Ricordo che si vociferava che forse Fausto ne avrebbe avuto uno. Ma tra dire e il fare... anche per i comunisti a quanto pare esiste il compromesso. E fin qui nulla di strano. Lo strano è che i giochi di politica sono necessari certo ma non è obbligatorio prestarsi ad essi.
Quando si sta come Bertinotti per tanti anni all’opposizione e si decantano le lotte politiche sindacali e quelle operaie e quelle di giustizia e giustezza sociale ci si aspetta che una persona cosi’, una volta al Governo con la maggioranza, faccia di tutto, o almeno il possibile, per combattere in prima linea. Lui ha scelto e scegliendo si può sbagliare. A mio avviso ha sbagliato. Un Ministero se solo l’avesse voluto glielo avrebbero dato sempre per quel gioco politico delle parti che è usuale quando ci si divide la torta. Lui non lo ha voluto o forse non se lo ha fatto assegnare. Ha pensato che essere Presidente della Camera, istituzione alta del Parlamento, fosse l’incarico più adatto. A mio avviso, brutto a dirsi, parole semplici che rendono l’idea, si è fatto due conti e ha optato per il risultato più idoneo e più conveniente.
Capirai che bella soddisfazione per un uomo come lui stabilire, come tu dici, la priorità alla Camera delle discussioni. Davvero una grande soddisfazione. Se avesse avuto "le palle" per accettare un Ministero, quello per esempio del lavoro, mai un Ministro come lui sarebbe stato più adatto, sarebbe dovuto forse scendere a compromessi, non avrebbe potuto certo fare e disfare seguendo la sua ideologia politica e forse avrebbe dovuto rendere conto a molti suoi “seguaci comunisti” quelli “ puri” che mal avrebbero visto certe faccende sul Lavoro magari risolte non con la ideologia "Rossa". Quindi meglio stare seduti e accomodati... parlare tanto si può sempre... a combattere da Rossi che vadano gli altri. Una sorta di “ armiamoci e partite” di fascio memoria.
Beh caro Rampo non so tu ma io un blog lo ho per mille motivi. Dietro il blog ci sono io, donna, precaria, incazzata che ti assicuro alza non solo le dita ma anche il culo e che si lamenta ben poco o se si lamenta dopo fa azioni e non sta ferma. Non posso dire di te, non ti conosco.

Per pdepmcp:
Comprendo benissimo che per un Italiano sia difficile abbracciare i concetti che riguardano la Nazione Sarda. In Sardegna esistono vari movimenti politici, collettivi e gruppi, che si rifanno all’indipendentismo ed all’affermazione e il riscatto del popolo sardo. Parlando come dici tu di “adattamento” e facendo un parallelismo, tra il popolo sardo e la classe operaia, va da se che il riscatto del popolo ( classe operaia) passi per l’indipendenza dallo stato oppressore ( capitalista) Sarà ancora difficile per te comprendere che lo stato oppressore sia lo stato italiano, lo è da 150 anni circa ma prima erano i Savoia e prima ancora gli Spagnoli... la storia insegna.
Solo una volta raggiunta l’emancipazione ed il riscatto con l’indipendenza e l’autodeterminazione si potranno affermare i concetti fondanti della filosofia comunista adattandoli alla realtà della società moderna quale è quella sarda. Il dibattito in Sardegna infatti verte su quali debbano essere gli obiettivi che deve perseguire il popolo sardo per raggiungere il suo benessere e la sua felicità.
So per certo che rimarrai basito nel leggere queste mie affermazioni, ma è atteggiamento naturale che hanno tutti quelli che non sono sardi, che non possiedono identità sarda, che non conoscono la Storia della Sardegna e che non immaginano che i Sardi combattano ogni giorno per raggiungere il sogno dell’Indipendenza. Così come fanno i nostri popoli fratelli Corsi, Catalani, Baschi, Scozzesi, Valdostani...
Un saluto a tutti e a te Tovarish.

p.s. Ho ancora problemi con l'URL ... mi firmo...figurerò come anonima...
Compagna Sarda Celia
http://radioribelle.blog.tiscali.it

Rampo ha detto...

Cara Celia, continuo a pensare la stessa cosa, anche se tu hai sentito vociferare che Bertinotti ha ricevuto offerte che ha rifiutato, per battersi piu' direttamente in prima linea e io non lo ho sentito: comunque lo riterrei poco credibile, e penso che abbia preso il massimo che gli e' stato concesso. Ma stiamo parlando di supposizioni, quindi inutile andare oltre. Relativamente al blog: la mia citazione era se vuoi una battuta, non era affatto un attacco all'uso del blog, o al TUO uso del blog, ben vengano le voci fuori dal coro, ma credere che abbiano delle REALI possibilita' di ottenere con efficacia dei risultati... Mi sembra un po' troppo ottimistico, soprattutto se cosi' scollate e con cosi' poco seguito individuale.
E infine: rimango un internazionalista convinto e passare per l'indipendenza come trampolino per proiettarsi verso l'unificazione mi sembra davvero un modo improbabile. Saluti a tutti!

Anonimo ha detto...

Dunque eccomi qui a rispondere ai Vostri post.
Lo farò con spirito sereno, orgogliosa di avere dei commentatori come Voi e mi scuso sin da ora se, involontariamente, presa dal filo della discussione ometterò qualcosa.

Intanto noto volentieri che su una cosa siamo d'accordo, l'esibizionismo e l'originalità degli attegiamenti dei Radicali; sarete d'accordo con me quindi, quando dico che anche loro di fanatismo, al contrario di ciò che afferma Sofri. Ogni forma è buona per attirare l'attenzione e a proposito dello sciopero della fame, non vi pare che arrivare alla "quasi" alla morte per disidratazione e malnutrizione, non sia paragonabile alla scelta di un kamikaze? E questo non è fanatismo? Il fine giustifica i mezzi no? Sofri per cortesia, scrivi bene ma razzoli male quando parli dei radicali.
Pannella ti vorrebbe come candidato ma tu, caro Adriano, rispondi, naturalmente, che non puoi per "ovvi" motivi.
Lasciamo da parte per un momento Sofri che pare aver dimenticato che RC fu uno dei primi partiti a raccogliere le firme per la sua grazia, no, no, mica lo sto rinfacciando, dico solo che ho firmato a Palermo subito dopo Fausto Bertinotti al cinema Rosa nero a Piazza Massimo.
Ma come si dice fai del bene e scordalo...
Parliamo di Fausto Bertinotti e della sua poltrona comoda e del suo campanellino e della sua simpatica "r" moscia!
Voi parlate di lui e di quello che ha scelto, io invece vi riporto a qualche settimana prima delle elezioni, quando, sotto richiesta degli altri partiti di coalizione, estromise Marco Ferrando dalle candidature!
Fausto Bertinotti si è calato le braghe! Indipendentemente se per una poltrona da Presidente della Camera o meno per me ci ha già fatto la figura del "cagun"!
Cero abbiamo preso anche il ministerò della solidarità sociale ma, con tutti gli eurini che mette a disposizione sto governo del cavolo, sicuramente avrà molto da gestire il compagno Paolo Ferrero.
Ora, considerato che ho vissuto per quasi quindici anni dentro a sto partito, vi spiego come diamine funzionano le cose: Un Assessorato ai LL.PP. sarebbe l'ideale o quello alla solidarietà sociale! Ehhh noooo figuriamoci, poi come si fa a non fare i puri? Allora meglio la Presidenza del consiglio...sia essa comunale o provinciale non importa, noi non vogliamo assessorati!
Ecco stassa ed identica cosa a livello nazionale.
Si ha paura di essere troppo puri? o si teme che alla fine qualcuno possa dimostrarsi, alla pari di qualche altro, un falso puro...insomma un affarista?
Per togliere ogni dubbio quindi, meglio scegliere una posizione istituzionale, mettendo da parte le contro@@ del Compagno Ferrando, defnito da Rutelli & C. "troppo di sinistra per stare seduto in parlamento". Meglio la poltrona di Pres. della Camera, dove fai la parte di chi suona la campanella e mette in elenco le priorità, chiaramete anche molto visibile, tanti ancora non sanno ci sia un ministro di RC, questo a confermare quando detto sopra.
Uno che conta meno del due di coppe a briscola.
Per quanto riguarda il discorso di indipendentismo della Compagna Celia, non lo trovo assolutamente discorde con quelli che possono essere gli ideali comunisti.
Esempio pratico, gli Zapatisti, lottano o no per l'indipendenza del Chiapas? Forse lo fanno anche in virtù di un'internazionale comunista o sbaglio? La compagna Celia dice sempre che vorrebbe vedere la sua Isola tutta indipendente e rossa, le due cose non urtano assolutamente anzi, credo possano rinforzarsi l'una con l'altra.
Anzi aggiungerei una cosetta a proposito del meridione d'Italia, tornando in dietro nel tempo e inquadrando il periodo dell'Unità d'Italia!
Vi siete mai chiesti come mai Vittorio Emanuele, volle a qualunque costo far guerra al cugino Francsco, re del Regno delle Due Sicilie? Solo per avere uno "stivale completo da indossare?
No, certo che no, figuriamoci!
Volle quel regno solo perchè era il più ricco della penisola.
Ed i soldati del nord spararono ai contadini del sud.
Per cominciare l'unità di uno stato non c'è male.
Hanno gettato fumo negli occhi ai contadini, questi si trasferirono al nord, immaginandolo un posto ricco, con le fabbriche, invece le fabbriche le costruirono e le crearono loro, con il loro sudore che sapeva di sole, grano, mare e pomodori San Marzano.
Il sud ovviamente, senza manodopera, finì povero e pazzo e mò c'è pure bossi che rompe i maroni con la storia delle tasse!
Della serie...chi non lavora non fa l'amore...chi non lavora paga più tasse!
Metodo sicuramente ottimale per avere quella miscela esplosiva che dice: togli tutto ad un popolo ma, non toglierli il tozzo di pane giornaliero o sono casini!
Vabbè ma la cultura al giorno d'oggi è un optional!
Se la mia Isola, la Sicilia, non fosse già in mano, diciamo più o meno al 90%, ai politi mafiosi anch'io mi batterei per la sua indipendenza. Anche io metterei una tassa come vorrebbe Soru ma, in questo caso, per far pagare tutte le cazzate che hanno devastano il territorio e Bossi, Berluska etc... dovrebbero sborsare a caro prezzo credetemi.

W la libertà!